Trattamento topico delle cicatrici – Hi Tech Dermo
Klinger M, Forcellini D, Cornegliani G, Maione L.
Università degli Studi di Milano – U.O. Chirurgia Plastica 2 IRCCS – Istituto Clinico Humanitas – Rozzano (Milano)
Estratto da hi.tech dermo 3/2011 – Griffin Editore – pag.64
INTRODUZIONE
La cute è l’organo principale di protezione del nostro corpo svolgendo, tra le altre funzioni, un fondamentale ruolo di barriera e protezione dall’ambiente esterno. Una ferita a livello cutaneo può alterare il funzionamento di tale organo e, nel momento in cui si verifica, interviene un processo di riparazione, estremamente sofisticato e organizzato, che tende a risolvere la soluzione di continuo che è venuta a crearsi.
Le basi biologiche della guarigione delle ferite vengono tradizionalmente distinte in tre differenti fasi: “infiammatoria”, “proliferativa” e “di rimodellamento”, tra le quali tuttavia manca una vera e propria separazione temporale e funzionale.
Tali fasi vanno infatti a sovrapporsi e integrarsi, orchestrandosi ordinatamente anche grazie all’azione di citochine e fattori di crescita. Il delicato equilibrio tra tutti i fattori che regolano il processo di guarigione delle ferite può talora alterarsi, e i risultati di queste alterazioni possono essere sia un ritardo di riparazione del deficit tissutale, sia una eccessiva deposizione di tessuto connettivo, la quale può condurre alla formazione di cicatrici ipertrofiche e cheloidi.
È chiaro quindi quanto sia importante favorire il normale processo di riparazione delle ferite, sostenendo il fisiologico susseguirsi delle differenti fasi che lo contraddistinguono, facendo in modo che la cute rigenerata abbia le stesse caratteristiche di quella sana, e che sia dunque non solo resistente alle sollecitazioni meccaniche, chimiche e fisiche, ma che sia anche esteticamente soddisfacente. Questo risulta particolarmente importante nella disciplina di cui mi occupo – la chirurgia plastica – sebbene oggigiorno tutte le specialità chirurgiche siano chiamate a porre particolare attenzione non solo all’aspetto funzionale, ma anche a quello estetico delle cicatrici che residuano al termine degli interventi.
L’EFFICACIA DEI POLINUCLEOTIDI
In considerazione di tutti questi aspetti, dopo anni di esperienze e di ricerche, ho studiato creato un nuovo prodotto – Makeskin (Mastelli Srl, Sanremo – Italia) in grado di favorire una migliore riparazione delle ferite. La mia attenzione si è focalizzata in particolare sui nucleotidi, piccole sezioni a basso peso molecolare di DNA, con caratteristiche ben definite per quanto concerne le metodiche estrattive, le tecniche di sterilizzazione e le peculiarità chimico-fisiche.
È noto, grazie all’abbondante numero di studi disponibili in letteratura internazionale, che tali polinucleotidi favoriscono la riparazione delle ferite, anche in soggetti che tradizionalmente presentano difficoltà alla guarigione di soluzioni di continuo cutanee, quali i pazienti diabetici. Un recente studio ha valutato le interazioni dei nucleotidi con alcune cicline specifiche coinvolte nel processo di rigenerazione cellulare e riparazione tissutale (ciclina D1 e ciclina E) e le loro rispettive chinasi.
Tale studio, effettuato su modelli murini, ha dimostrato come questi polinucleotidi siano in grado di intervenire positivamente sulla regolazione delle suddette cicline, favorendo il rimodellamento della cicatrice e migliorando quantitativamente e qualitativamente il processo di riparazione, come dimostrato da studi istologici. Inoltre, i polinucleotidi si sono dimostrati capaci di incrementare l’efficienza del tessuto riparato, valutata sulla base del miglioramento della forza tensile e della resistenza alla trazione (Fig.1).
Di particolare rilievo è stata la scoperta che i polinucleotidi, nella fase finale di riparazione delle ferite, vanno a inibire la progressione della proliferazione fibroblastica, limitando quindi la possibilità di formazione di cicatrici ipertrofiche e cheloidi. Ciò dimostra come i polinucleotidi non solo favoriscano e sostengano una fisiologica progressione della diverse fasi della rigenerazione cutanea, ma “giochino un ruolo importante nel prevenire l’iperproliferazione connettivale che può verificarsi durante la riparazione tissutale”.
I COMPONENTI NATURALI
L’ipertrofia connettivale di tipo cheloideo viene inoltre inibita da un’altra componente di Makeskin, ossia l’estratto di cipolla (allium cepa) al 10%, noto per la sua azione soppressoria sulla proliferazione fibroblastica. Fondamentale risulta poi essere l’aspetto estetico finale della cicatrice, il quale è notoriamente compromesso da uno stato prolungato di infiammazione, che va ad alterare l’idratazione e l’elasticità del tessuto rigenerato.
Proprio per ridurre i livelli di infiammazione, nella crema sono presenti vitamina E all’1%, potente antiradicalico, e acido ialuronico all’1%, ad azione fortemente idratante e protettiva. Questi due componenti, insieme ai nucleotidi, favoriscono anche l’attenuazione di segni e sintomi eventualmente correlati a uno stato di infiammazione a livello della cicatrice stessa: eritema, bruciore e prurito soprattutto.
Ritengo particolarmente interessante sottolineare come tutti i componenti attivi citati siano sostanze naturali, testate, perfettamente tollerate, e che il prodotto è privo di agenti conservanti. Quest’ultimo deve essere applicato due volte al giorno, al mattino e alla sera, sull’area cicatriziale di interesse, con un leggero massaggio e per un periodo di almeno 1-2 mesi. È proprio nelle prime fasi del rimodellamento della cicatrice che possiamo intervenire più efficacemente, con l’aiuto dei nostri pazienti, nel limitare al minimo qualsiasi tipo di inestetismo correlato ad alterazioni del processo di rigenerazione cutanea, rendendo esteticamente sempre migliori le cicatrici che si vengono a creare.
Marco Klinger M.D.
Davide Forcellini M.D.
Guido Cornegliani M.D.
Luca Maione M.D.
Università degli Studi di Milano – U.O. Chirurgia Plastica 2 IRCCS – Istituto Clinico Humanitas – Rozzano (Milano)
Mastelli srl
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